E’ molto critica la posizione delle associazioni imprenditoriali reggiane Cna, Confcooperative, Lapam-Confartigianato e Legacoop Emilia Ovest a proposito della bozza di regolamento per l’attuazione del Codice dei Contratti pubblici.
Un testo, quello uscito dalla Commissione, che secondo le organizzazioni reggiane svuota completamente la funzione imprenditoriale dei consorzi cooperativi, artigiani e stabili.
Il severo giudizio è espresso in un articolato testo, inviato ai parlamentari reggiani, in cui si denunciano “gravi e palesi contraddizioni con le norme vigenti in materia di appalti, tali da ingenerare situazioni confuse che andrebbero a discapito non solo dei consorzi d’imprese, ma delle stesse stazioni appaltanti”.
Il contenzioso nasce dai passaggi della bozza di regolamento in cui si parla delle condizioni per la qualificazione dei soggetti che partecipano a pubblici appalti.
Il testo prodotto dalla Commissione parlamentare, infatti, va ben oltre la norma del Codice Appalti che stabilisce la verifica dei requisiti generali (cioè tutti quelli relativi a legalità e regolarità del lavoro, conflitti di interesse e norme sulla concorrenza) in capo a tutte le imprese consorziate, estendendola anche ai requisiti di carattere economico-finanziari e tecnico-organizzativi.
”Non si tratta – sostengono Cna, Confcooperative, Lapam-Confartigianato e Legacoop Emilia Ovest – di un solo appesantimento burocratico, pur inutile e in contrasto con le semplificazioni richieste da tutto il mondo imprenditoriale, ma della vera e propria negazione del ruolo di “soggetti imprenditoriali autonomi” attribuito ai consorzi dallo stesso Codice Appalti, che proprio sul piano economico-finanziario e tecnico-organizzativo riconosce e verifica nei consorzi – cioè nei veri titolari dei contratti stipulati – il risultato della sommatoria dei requisiti apportati dai singoli soci”.
Forti preoccupazioni vengono espresse anche a proposito di subappalti. In questo caso la situazione, stando alla bozza di regolamento, si aggrava ulteriormente, arrivando fino al paradosso – spiegano le organizzazioni – che possa essere l’impresa consorziata affidataria dei lavori ad emettere la fattura alla stazione appaltante, quando in realtà il titolare del contratto – unico soggetto che può emettere il documento fiscale – resterebbe il Consorzio che si è aggiudicato i lavori.
Proprio questi (ma anche altri) passaggi confusi, in contrasto con le norme comunque vigenti – sostengono le organizzazioni imprenditoriali – genererebbero inutili aggravi a carico delle imprese consorziate e svuoterebbero di senso le aggregazioni consortili, equiparano alle associazioni temporanee d’impresa quei consorzi che, in realtà, sono soggetti imprenditoriali autonomi, stabilmente (e non occasionalmente) presenti e radicati nei radicati nei territori ed espressione organizzata di tante piccole e medie imprese”.
“A fronte dei rischi che oggi sono in capo proprio a queste imprese che tanta parte dell’economia reggiana rappresentano”, concludono le organizzazioni facendo appello ai parlamentari reggiani, “chiediamo il vostro urgente interessamento per evitare che la materia degli appalti pubblici, già oltremodo complessa, sia oggetto di nuove indicazioni contraddittorie e confuse, in grado di generare procedure inutilmente più lunghe, di mortificare consorzi e imprese associate e di aumentare le incertezze anche nelle stazioni appaltanti i lavori pubblici”.