Dal palco del convegno organizzato lo scorso venerdì dall’ordine dei Commercialisti e dei Revisori Contabili di Reggio Emilia il Presidente del Tribunale Francesco Maria Caruso ha lanciato un grido d’allarme: il processo AEMILA, al momento attuale, si farà a Firenze e non a Reggio Emilia e ha espresso la sua contrarietà per una decisione che di fatto è in antitesi con le norme giudiziarie secondo le quali i processi si svolgono dove sono avvenuti i fatti.
Noi, di Legacoop Emilia Ovest, venerdì eravamo lì; noi, cooperatori emiliani, crediamo che il Presidente Caruso abbia ragione e insieme a lui ci vogliamo battere affinché questo processo si faccia nella nostra città. Per questa ragione nei prossimi giorni lanceremo un appello a tutte le istituzioni, a partire da Ministero di Grazia e Giustizia, perché si modifichi questa decisione e chiederemo a tutte le associazioni di rappresentanza economica, sindacale e sociale di trovare le forme più corrette per sostenere, anche da un punto di vista economico, la realizzazione di ciò che serve per raggiungere questo obiettivo.
La cooperazione affonda infatti le sue radici proprio nei luoghi e nelle situazioni in cui emergono bisogni collettivi, in questo caso la necessità per noi cooperatori è di sapere, attraverso i dibattimenti processuali, cos’è accaduto in questi anni nella nostra provincia, conoscere in presa diretta come le organizzazioni criminali mafiose hanno tentato di mettere le mani sulla nostra terra, ledendo quei valori storici che hanno fatto di Reggio Emilia un luogo di democrazia e libertà vera, quella che tanto infastidisce le mafie. E lo vogliamo sapere perché, da reggiani e cooperatori, ci sentiamo lesi e perché sappiamo (basti leggere alcune delle intercettazioni pubblicate) quanto il sistema cooperativo abbia rappresentato un ostacolo agli intenti criminali di queste persone.
Questa è la terra dei Cervi, di Prampolini, di tanti martiri partigiani e dei tanti reggiani che hanno contribuito con le navi della solidarietà alle lotte di libertà in Sud Africa e Mozambico, un luogo straordinario in cui, anche pagandolo a caro prezzo, si è sempre saputo “da che parte stare”. Per questo non abbiamo dubbi, stiamo dalla parte del Presidente Caruso che vuole il processo a Reggio Emilia, del magistrato Mescolini che ha condotto le indagini su Aemilia, del Procuratore Gratteri che combatte la mafia ogni secondo della sua vita e con rischi per la sua incolumità, ma adesso va dimostrato anche con i fatti e se il problema è solamente reperire un po’ di risorse il Ministro deve stare molto sereno perché la mobilitazione che si avvierà a Reggio Emilia, ne siamo certi, saprà risolverlo rapidissimamente.