Centinaia di imprese a rischio, professionalità mortificate, aumento dei pericoli su qualità delle opere pubbliche, sicurezza e regolarità del lavoro: è un vero e proprio grido d’allarme quello che Lapam-Confartigianato, CNA, Unindustria, Confcooperative Reggio Emilia, Legacoop Emilia Ovest e Aniem lanciano al ministro Graziano Delrio, cui venerdì, in occasione dell’incontro sulla Statale 63 in programma a Castelnovo ne’ Monti, consegneranno un articolato documento relativo alle norme sugli affidamenti “sottosoglia” contenute nel Nuovo Codice Appalti.
Particolarmente preoccupante, per le associazioni imprenditoriali, è una delle modalità che la nuova normativa sugli appalti individua per le procedure negoziate fino a 1 milione di euro e che già oggi è ampiamente utilizzata dalle stazioni appaltanti: si tratta, in sostanza, dell’abbinamento delle imprese da invitare alle gare a numeri estratti a sorte e legati anche a ruote del Lotto.
In altri termini, a fronte delle manifestazioni di interesse da parte delle imprese (magari centinaia), le poche unità che saranno effettivamente in gara vengono identificate sulla base di un’estrazione.
“Questa procedura – sottolineano Lapam-Confartigianato, CNA, Unindustria, Confcooperative Reggio Emilia, Legacoop Emilia Ovest e Aniem – chiama in causa la sorte ed esclude ogni valutazione di merito, di possesso di requisiti e di competenze, ed è allora difficile pensare che potranno essere sempre selezionati gli operatori più adeguati al lavoro da realizzare, che potrà essere garantita la qualità e l’economicità dell’opera”.
“Se la fortuna è cieca – incalzano le organizzazioni reggiane – la politica e i responsabili della cosa pubblica debbono avere buoni occhi per vedere e buone ragioni per scegliere!”.
“Lo spirito e l’obiettivo che hanno guidato la costruzione del nuovo codice appalti – proseguono le associazioni – erano quelli di creare un sistema che favorisse l’accesso delle piccole imprese agli appalti pubblici in un mercato aperto, concorrenziale, trasparente, basato su elementi qualitativi e reputazionali delle imprese”. “Ciò che sta accadendo rischia, invece, di creare l’effetto contrario, di restringere la concorrenza affidando alla sorte il futuro delle piccole e piccolissime imprese, cioè proprio di quel tessuto imprenditoriale che compone larga parte dell’economia del nostro territorio. Il tutto, peraltro, accompagnato da un calo degli appalti pubblici negli ultimi anni, stimato intorno all’80%”.
Ma ci sono anche altri rischi legati a questa procedura del sorteggio, e fra questi il subappalto a prezzi strozzati, l’effettiva realizzazione dell’opera, le tutele in materia di lavoro e di sicurezza.
“La realtà – spiegano Lapam-Confartigianato, CNA, Unindustria, Confcooperative Reggio Emilia, Legacoop Emilia Ovest e Aniem – dimostra che con sempre maggiore frequenza vengono estratte ditte esterne al territorio interessato all’appalto, che si rivelano poi prive dei giusti requisiti e, se non ricorrono al subappalto “strozzando” le imprese locali, i lavori restano bloccati, creando danno economico alla stazione appaltante ed all’intero territorio, che perde anche il valore legato proprio all’attività delle imprese del territorio”.
In questo senso una sottolineatura particolare e non casuale vista la sede dell’incontro, viene a proposito di quelle operanti in montagna: “soprattutto qui – spiegano le associazioni – la rete di imprese impegnate sui pubblici appalti anche per importi bassi rappresenta una delle poche salvaguardie occupazionali, un punto di riferimento per lavoratori e famiglie e strumento di sviluppo per luoghi e comunità che rischiano lo spopolamento e l’abbandono”.
Le associazioni d’impresa si spingono fino a sollevare questioni di costituzionalità delle norme in riferimento (art. 3 e 97 della Costituzione) a ragionevolezza, buon andamento e tutela dei bilanci.
Dichiarandosi poi disponibili a collaborare con il ministero per superare i limiti della normativa, le associazioni concludono chiedendo “di escludere la facoltà di ricorso al sorteggio per gli effetti distruttivi che questo sistema produce, dimostrabili in questo primo anno di applicazione del nuovo codice, in quanto svincolato da ogni valutazione di merito, fonte di danni economici per il pubblico e il privato, pregiudizievole nei confronti di qualità e tempi di realizzazione di opere di interesse collettivo e causa della scomparsa di centinaia di piccole e medie imprese”.