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Il Ciottolo, una tesi di laurea sulla rimodulazione dei servizi educativi ai tempi Covid19

Elisa Bianchi, insieme alle colleghe educatrici della Cooperativa  Sociale Il Ciottolo Cinzia ed Emma, sta completando il corso per Educatori Professionali presso l’Università di Reggio Emilia, ed ha deciso di fare la tesi finale proprio sul lavoro educativo domiciliare in questo periodo.
Il titolo finale potrebbe essere: “La rimodulazione degli interventi di educativa sociale e domiciliare ai tempi del Covid”.

Elisa ci spiega perchè l’argomento è degno di essere studiato a suo parere: ”I percorsi individuali, e non solo, si basano sulla socializzazione anche di gruppo, sul tentativo di far condurre alle persone una vita normale e sulla riacquisizione della propria autonomia, per combattere isolamento e depressione. Si frequentano soprattutto posti in cui incontrare i propri coetani e instaurare nuovi legami.
Siccome questo obiettivo non è raggiungibile durante la pandemia, abbiamo dovuto ricalibrare tutte le azioni nell’immediato, perchè i bisogni cambiano ora per ora.
Essendo la relazione la cosa fondamentale da tenere viva, abbiamo mantenuto sin da subito la presenza in qualunque modo: attraverso telefonate, passeggiate sotto casa o in giardino a distanza, ma la paura, soprattutto inizialmente, era tanta e non è stato sempre facile.

E aggiunge: ”Durante una delle fasi più critiche del contagio ad esempio nessuno voleva uscire nonostante ci fosse la volontà di incontarci, neanche a distanza e protetti. In questi giorni iniziali della cosiddetta “fase 2” invece sono queste stesse persone a chiedere per prime il riaggancio del legame fisico, di rivederci dal vivo. Questo dimostra che il lavoro sul mantenimento della relazione che abbiamo fatto in questi due mesi ha funzionato, adesso stanno emergendo i risultati in tutta la loro importanza e ne siamo contente.”

Anche Ilaria Alfieri è educatrice presso il Ciottolo e si cura dei percorsi individuali domiciliari:
“Aggiungo che le richieste di incontro di questi giorni sono il frutto di un’impronta educativa  quindi professionale che abbiamo mantenuto. Significa che non abbiamo perso il fulcro del nostro intervento a livello educativo. Gli utenti psichiatrici hanno spesso faticato nella fase iniziale a comprendere il perchè della mancanza di contatto fisico e dell’interruzione delle attività. Abbiamo così ricreato la parte socializzante del lavoro con videochiamate in cui svolgiamo anche le attività creative. Oppure ad una ragazza interessata alla cura della pelle abbiamo chiesto di preparare dei video-tutorial che poi ha inviato a noi educatrici. In questo modo sono nati motivi di conversazione, lei ha preparato i video e poi li abbiamo commentati tutte insiema. Un altro ragazzo che curava un laboratorio in sede non ha ancora compreso a fondo il perchè non possa tornare, e stiamo riproponendo domiciliarmente il laboratorio con le stesse cadenze e modalità, e con gli stessi orari che avevamo in sede. Sono tutti interventi che ci hanno aiutato a mantenere il rapporto dinamico.

Per concludere Cinzia Meli la responsabile del Settore Educativo, parla di come si sono sentite loro stesse durante questo stravoglimento dato dalla pandemia: “Questo periodo ha richiesto una grande flessibilità ed elasticità mentale da parte di tutta l’equipe educativa. Abbiamo avuto la necessità e l’opportunità di confrontarci costantemente per monitorare giorno per giorno il nostro intervento educativo avendo sempre presente la ricerca dell’intervento migliore possibile per le persone che incontriamo.
È stato un periodo ricco di stimoli, che nonostante le difficoltà ci ha visto protagoniste del nostro lavoro e ci ha visto crescere sia come gruppo di professioniste sia nel rispetto reciproco.
Personalmente sono molto grata di aver collaborato con persone, colleghe, così umane e capaci”.