“Fra quanti hanno già deciso come voteranno al referendum del 4 dicembre, il 70% dichiara di non conoscere i contenuti della riforma costituzionale: un dato che sorprende, ma che deve indurre a moltiplicare ogni sforzo affinchè il voto, ma anche il dibattito che ancora si svilupperà da qui ad allora, non sia disgiunto dal merito”
E’ così che Luca Bosi, presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane di Reggio Emilia ha spiegato il senso dell’approfondimento sul referendum costituzionale promosso dalla stessa Alleanza con il costituzionalista prof. Francesco Clementi, protagonista del confronto che si è tenuto l’11 novembre nella sede di Confcooperative.
Clementi ha parlato di una riforma, non aggressiva, che incide su aspetti importanti del funzionamento delle istituzioni (il bicameralismo perfetto, innanzitutto), ma non tocca la prima parte del dettato costituzionale (dall’articolo 1 al 54), non tocca la forma di governo parlamentare, nè i poteri del Capo dello Stato, nè i poteri della Giustizia, rafforzando, al contrario, la giustizia costituzionale, con la Corte che, in caso di approdo della riforma, dovrà pronunciarsi preventivamente sulla legge elettorale e non, come è accaduto con il “Porcellum”, sette anni dopo la sua adozione.
Il superamento del bicameralismo, secondo Clementi, coglie poi non un semplice tema di riduzione dei costi, quanto un’evoluzione storica che da una parte ha visto largamente superate le ragioni di una Camera e di un Senato che, ai tempi della “guerra fredda” vedeva contrapposti Dc e Pci e vide nascere un “bicameralismo della diffidenza” fondato su veti incrociati tra partiti e camere e, dall’altra, ha poi visto nascere e crescere un trasformismo diffuso che alimenta anche la sfiducia dei cittadini nella politica.
Dal ’94 ad oggi, ha ricordato Clementi, vi sono state sei elezioni, con due casi di maggioranze diverse in Camera e Senato. Una situazione, questa, che fa sì che il Governo, appena insediato, inizi le trattative per avere quel sufficiente consenso che gli valga a lavorare.
Con la riforma, secondo Clementi, si restituisce invece protagonismo (come previsto dalla Costituzione) ai partiti, si rilancia il valore di un voto che genera una sola maggioranza (e non due) e si contrasta il fenomeno che, in questi ultimi anni ha dato vita a tre governi guidati da premier non eletti.
Clementi, al tavolo dei relatori insieme ad Andrea Rossi (sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna), Luca Bosi, e Matteo Caramaschi (presidente di Confcooperative) ha infine osservato altri elementi della riforma legati alla maggiore trasparenza delle pubbliche amministrazioni, alla più omogenea tutela di diritti fondamentali dei cittadini (in campo sanitario, innanzitutto), al superamento dei conflitti tra Corte Costituzionale e Regioni (competenze concorrenti) e tra Governo e Parlamento, con la fine della stagione dei decreti d’urgenza che rappresentano un abuso nei confronti del Parlamento.